Salve!
Gli psicofarmaci devono essere somministrati in gravidanza solo se i potenziali benefici superano i potenziali rischi. Si parla di potenzialità di benefici e di rischi ma non di certezze. Nell'incertezza generale, quale è il suo consiglio? Se una donna assume psicofarmaci durante la gravidanza che provocano danni al feto, i suoi supposti problemi psichici potrebbero manifestarsi per via delle conseguenze che il bambino potrebbe riportare...
RISPOSTA
Buonasera Anonimo,
e grazie del suo commento.
Ormai siamo tutti talmente lobotomizzati dalla televisione che un evento naturale come la gravidanza è stato di fatto trasformato in una sorta di "malattia".
Il discorso quindi rischio-beneficio è e rimane una emerita cavolata.
Nessuno ha bisogno di psicofarmaci, e nessuno ne ha bisogno in gravidanza, considerata anche la trasmissione di tali sostanze al proprio figlio attraverso la placenta.
Pensate che sia così poco comune che bambini nati da genitori assuntori di antidepressivi sviluppino, appena venuti al mondo, una vera e propria crisi di astinenza da tali psicofarmaci?
È tanto comune quanto scontato, tenuto conto della potenza di tali molecole, che possono provocare al futuro nascituro un sacco di rogne, malformazioni incluse.
Nessun essere umano guarirà mai da qualunque cosiddetta "malattia psichiatrica" attraverso l'assunzione di droghe legalizzate e quindi evitiamo, oltre a non aver risolto il nostro problema, di doverne creare un altro a un essere vivente che nessuna colpa ha riguardo alla nostra ignoranza nell'approccio verso la sintomatologia psichiatrica.
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